Chiude oggi il 26° Torino Film Festival. Grande il successo per la seconda edizione di Moretti, il quale dovra' decidere se restare anche per il prossimo biennio.
Nella rosa dei papabili vincitori 'Tony Manero' del cileno Pablo Larrain e 'Die Welle' (l'Onda) del tedesco Dennis Gansel. La prossima settimana si riunira' il cda del Museo del Cinema per designare, in accordo con l'Associazione Cinema Giovani, il direttore del prossimo biennio. Moretti e' di fatto riconfermato ma si attende la risposta del regista.
TONY MANERO
L'assoluta amoralita' e impunita' di una dittatura come quella di Pinochet in Cile e i rischi di nuovi estremismi nel cuore dell'Europa. Si interroga su questo il Festival di Torino oggi con due film belli e forti nel linguaggio: il cileno ''Tony Manero'' e il tedesco ''L'onda''. Quest'ultimo- firmato da Dennis Gansel- si basa sul romanzo omonimo di Morton Ruhe e su una storia vera, quella di un esperimento sul comportamento fatto nel 1967 al Cubberly High School di Palo Alto, in California.
Un professore (interpretato da Juergen Vogel) invita i suoi studenti a un gioco di ruolo per capire come funziona un regime totalitario. Ma la situazione gli sfuggira' di mano, e in capo ad una settimana la scuola sara' travolta dal nuovo movimento, da un gruppo -''L'onda'' appunto- che ostracizza e minaccia. L'aver trasportato la storia nella Germania di oggi, tra ragazzi che in maniera confusa e contraddittoria fanno i conti con il Reich creato dai loro nonni, fa del film l'inquietante immagine della nascita di un regime totalitario. Il film e' stato acquistato in Italia dalla Bim, che lo distribuira' in marzo.
Vedremo invece in gennaio- distribuito dalla Ripley's- un altro film del quale molto si parla in queste ore a Torino, dove ''Tony Manero'' e' stato accolto con entusiamo dal pubblico. Un film durissimo, ambientato a Santiago nel 1978, ma dove la dittatura di Pinochet resta sullo sfondo. Il protagonista e' invece Raul, un 52enne con il sogno di essere Tony Manero, e che studia ossessivamente movenze e battute di Travolta ne ''La febbre del sabato sera'', ma compie anche una serie di omicidi che colpiscono per la loro violenza gratuita. Uccide per rubare un televisore o il pavimento che permetta a Tony Manero di esibirsi come in discoteca. ''E' un uomo amorale come il governo di Pinochet- dice il regista Pablo Larrain- e' impunito come il governo, un uomo che vuole imporre una cultura estranea, quella degli Stati Uniti, attraverso il suo eroe Tony Manero. Raul non rappresenta il Cile, ma e' un'allegoria del governo dell'epoca''.
Pablo Larrain, classe 1976, realizzera' anche il suo prossimo film guardando al passato del suo Paese, e sara' una storia d'amore ambientata negli ultimi mesi del governo Allende: ''Posso farlo perche' ora il Cile e' un Paese libero. C'e' una generazione cresciuta in democrazia, da vent'anni abbiamo la democrazia. Ma la genta guarda agli anni di Pinochet in maniera molto diversa. C'e' chi pensa che tutto sia stato detto e chi invece vuole continuare ad indagare. Io semplicemente non posso dimenticare che Pinochet e' morto due anni fa, in pace nel suo letto a Santiago, e con un conto bancario milionario. Questo credo sia qualcosa di non risolto con il quale fare i conti. Ci sono ancora migliaia di persone ''desaparecidos'', famiglie che non hanno risposte. E chi ha torturato e ucciso, chi ha ordinato quelle stragi, gira liberamente. Questo deve essere risolto. Io faccio quel che posso fare, faccio film che facciano pensare, almeno per il tempo della pellicola. E' un contributo magari piccolo, ma per me importante''.
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